[caption id=”attachment_192” align=”alignleft” width=”300” caption=”Il palazzo imperiale di Kyoto”][/caption]
Ultimo giorno a Kyoto, citta’ che ci e’ rimasta nel cuore per essere meno metropolitana di Tokyo e molto piu’ vivibile (nonostante le dimensioni non indifferenti). Questo giorno era stato ben pianificato, mattina al palazzo imperiale, pomeriggio al Fushimi-inari Taisha, ed infine lavaggio dei panni in tempo per uscire al sera. Purtroppo il Palazzo imperiale e’ visitabile dagli stranieri solo durante i tour guidati, che nel nostro caso avvenivano alle ore 10 e alle ore 14. E per condire il tutto quando siamo arrivati noi (9.40) il primo tour era gia’ pieno. Quindi vi consigliamo di gestire bene i vostri tempi se volete andarci ed arrivare con largo anticipo per sbrigare le pratiche burocratiche che vi permetteranno di vedere il palazzo.
Decidiamo quindi di iscriverci al tour pomeridiano e di usare il tempo che avevamo per visitare prima del previsto il santuario Fushimi-inari Taisha. Questo santuario e’ formato da una serie di sentieri che salgono attraverso un bosco e ognuno di questi sentieri e’ coperto da una specie di galleria costruita con una successione di molteplici Torii. Ogni altare che trovavamo aveva di fronte a se due statue di volpe, dal significato a noi ignoto.
E’ stata una camminata molto affascinante, piena di scenari suggestivi che non manchiamo di consigliare a chi visiti Kyoto. Non abbiamo potuto purtroppo completarla per intero (il sentiero andava ancora su per la montagna ma noi dovevamo tornare verso il palazzo).
Tornati al palazzo abbiamo dedicato qualche minuto a riposarci nell’immenso parco che lo circonda. Questo parco, oltre ad essere splendido e’ davvero enorme (un paragone e’ Hyde Park di Londra), e contiene vari tipi di piante. Abbiamo sorbito un piccolo abbiocco di una ventina di minuti sotto uno splendido sole cocente coperto dagli alberi. Ci siamo poi presentati all’ingresso del palazzo, dove abbiamo anche trovato nuovamente Nico (che, ribadisco, non vi presenteremo). Una guida ci ha guidati (ahahah, la battutaaaa) all’interno delle varie strade del castello, divincolandosi in tantissime spiegazioni riguardanti le costruzioni presenti. Le camere, le stanze della servitu, il giardino zen ed il giardino normale, sono alcune delle cose viste e sono tutte molto piacevoli e caratteristiche di un era imperiale sicuramente lontana da oggi. Peccato non poter entrare e visitare tutti gli interni, come e’ anche peccato l’eccesso di burocrazia (dovuto forse alla protezione dei tesori).
Rimane quindi l’ultima tappa della nostra giornata: i panni sporchi. Ebbene si, arriva sempre il momento di lavare i propri panni sporchi. Avventura mirabolante della societa’ odierna, divisa tra detersivo ed ammorbidente, tra asciugatrice e lavatrice. Dopo aver attentamente diviso i panni in chiari scuri e colorati (che razzisti che siamo…) siamo partiti con tre sacche puzzolenti a testa in direzione della lavanderia a gettoni. Appena arrivati, tantissime scritte giapponesi ci hanno accolti (mica tanto bene direi). Ci siamo guardati intorno, il carico piu’ grosso erano gli scuri, quindi abbiamo cercato qualcosa che somigliasse ad una lavatrice e l’abbiamo trovata. Una gigantesca creatura capace di contenere 12 KG di vestiti sporchi. Era la Mecca, il sogno di ogni lavatore. La cosa strana era che andava a blocchi di 10 minuti “Avra’ vari modi per lavare” dissi io. “Cosi se metti 10 minuti lava meno che se metti 40 minuti” Gia’, e quindi mettiamo i nostri 400 yen (pari a ben 40 minuti di lavaggio) dentro la bestia. Inseriamo i vestiti e scegliamo “Lavaggio dolce” ( traduzione ottenuta comparando simboli con altre lavatrici ). Ci siamo seduti in attesa del lavaggio. “Ehi, ma non esce acqua” noto’ acutamente Luca (l’oblo’ del carico era in vista) “Dai, magari non esce subito” commento’ Andrea.
Fu cosi’ che facemmo il nostro primo “Lavaggio a secco” in quanto la suddetta lavatrice era in realta’ un’asciugatrice ad aria caldissima. Pensate a cosa puo’ accadere tostando calzini e mutande sporche di 10 giorni assieme a jeans e qualche t-shirt. Ecco, noi lo abbiamo provato e non ve lo consigliamo. Il resto del lavaggio (quello vero), e’ andato bene. Nessun vestito ha assunto strane colorazioni (nonostante Luca abbia tentato di inserire un povero calzino bianco assieme agli scuri, anche quello ha resistito). Informazione importante: la maggiorparte delle lavatrici a gettoni in giappone lava con acqua fredda o tiepida.